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Musica e convivenza: la lezione di Gerusalemme
Cultura

Musica e convivenza: la lezione di Gerusalemme

Disponibile in formato audio

Alla Scuola Magnificat, ebrei, palestinesi e cristiani si uniscono nell’arte, sfidando la guerra

Musica e convivenza: la lezione di Gerusalemme

Indice

  • Introduzione
  • Storia della Scuola di musica Magnificat Gerusalemme
  • Fra Alberto: voce narrante e ponte culturale
  • Gli studenti: musica come linguaggio universale
  • L’eco della guerra sulla vita scolastica e culturale
  • Il valore della musica come mezzo di speranza
  • Cultura, religioni e società in dialogo
  • La risposta dell’orchestra al conflitto
  • Le lettere in Italia: raccontare la speranza
  • La prospettiva internazionale e il ruolo della cultura
  • La musica come strumento di pace
  • Conclusioni

Introduzione

Gerusalemme è una città dai volti molteplici, dove le differenti identità religiose e culturali si intrecciano in modo spesso conflittuale. Sullo sfondo di una quotidianità segnata dal conflitto israelo-palestinese, una realtà culturale si distingue proponendo una via alternativa: la Scuola di musica Magnificat Gerusalemme, dove palestinesi, ebrei e cristiani convivono e si uniscono sotto la bandiera universale della musica. L’attualità tragica delle tensioni, soprattutto dopo il 7 ottobre, rende ancora più significativo quanto accade nelle sue aule e nei suoi concerti; qui, la cultura vive nella prassi della convivenza.

Storia della Scuola di musica Magnificat Gerusalemme

Fondata con la volontà di avvicinare mondi apparentemente inconciliabili, la Scuola di musica Magnificat nasce come iniziativa della Custodia di Terra Santa e si propone di offrire un luogo di formazione musicale accessibile a tutti. Negli anni la scuola è diventata un simbolo di musica che unisce i popoli a Gerusalemme, con un corpo docente e studenti che rappresentano le principali anime comunitarie della città: ebrei, palestinesi e cristiani.

Sin dalla sua fondazione, l’istituzione si è distinta non solo per la qualità dell’insegnamento, ma anche per la capacità di favorire l’incontro. Oggi, più che mai, il Magnificat rappresenta un laboratorio unico dove la convivenza delle religioni a Gerusalemme è vissuta quotidianamente attraverso lo studio e l’esecuzione musicale.

Fra Alberto: voce narrante e ponte culturale

Uno dei volti più rappresentativi della scuola è fra Alberto, francescano e direttore dell’istituto, noto anche per la sua consuetudine di scrivere lettere quotidiane agli amici in Italia. Le sue missive rappresentano un prezioso strumento di racconto e testimonianza della vita all’interno della scuola, offrendo uno spaccato vivido delle difficoltà e delle speranze di chi, in una città sotto assedio, sceglie la cultura come strumento di dialogo.

Fra Alberto sottolinea nei suoi scritti come la musica offra una speranza concreta di pace: «Qui tra le mura spesse della scuola, mentre fuori riecheggiano rumori di guerra, le note sembrano ridisegnare la possibilità di un futuro diverso».

Gli studenti: musica come linguaggio universale

Gli allievi del Magnificat costituiscono il cuore pulsante della scuola. Sono giovani e giovanissimi, provenienti dalle diverse realtà della città: famiglie arabe ebraiche e cristiane, che condividono non solo banchi e spartiti, ma anche sogni e emozioni. Nel racconto degli stessi studenti, la musica rappresenta un linguaggio universale in grado di superare le barriere linguistiche e ideologiche.

Nell’aula del Magnificat ogni settimana si studia, si prova e si esegue: il palinsesto della scuola è fitto di laboratori orchestrali, corsi di strumento e attività corali, tutte finalizzate a far crescere una generazione capace di dialogare attraverso la musica.

L’eco della guerra sulla vita scolastica e culturale

La tragica ondata di violenza che ha colpito Gerusalemme e tutto il territorio ha inevitabilmente travolto anche la vita della scuola. La mattina del 7 ottobre ha segnato un punto di non ritorno, scuotendo la quotidianità e seminando paura. Molti studenti hanno perso amici o parenti, alcuni hanno visto la propria casa minacciata dai bombardamenti.

Tuttavia, nonostante il clima di tensione e dolore, la scuola ha deciso di non interrompere le lezioni né i concerti. Il messaggio è chiaro: la musica non può e non deve fermarsi di fronte alla violenza. Così, anche negli attimi più bui, il Magnificat è rimasto aperto come presidio di normalità e resistenza culturale. «Una lezione su Chopin apre la giornata, un trio di Mozart la chiude», racconta fra Alberto: «Nel mezzo, le sirene, le preoccupazioni, ma anche il coraggio di chi non vuole arrendersi».

Il valore della musica come mezzo di speranza

All’interno di questo contesto difficile, la musica emerge come strumento concreto di speranza. Non si tratta di un ideale astratto, ma di un’esperienza quotidiana che coinvolge studenti, insegnanti, famiglie. L’orchestra interreligiosa del Magnificat è diventata un simbolo per tutta la città di Gerusalemme, dimostrando quanto la passione condivisa per l’arte possa abbattere i muri più alti.

Il direttore, dopo gli eventi traumatici dell’autunno, ha sentito il dovere di pronunciare un discorso alla scuola e all’orchestra: «La musica è la nostra risposta alla guerra», ha detto. Queste parole hanno ispirato molti ragazzi a continuare lo studio, a ritrovarsi anche nei momenti più complessi.

Cultura, religioni e società in dialogo

Il grande merito della Scuola di musica Magnificat è quello di aver creato un contesto autentico di incontro tra culture. Il dialogo tra ebrei, palestinesi e cristiani attraverso la musica avviene ogni giorno nei corridoi della scuola, dove si parla arabo, ebraico, inglese e italiano, dove le festività delle varie confessioni vengono rispettate e a volte celebrate insieme.

L’interazione tra le religioni è favorita dalla dimensione culturale: condividere lo stesso palco valorizza sia le differenze sia le somiglianze, in un’ottica di reciproca scoperta. In un momento storico in cui il concetto di convivenza a Gerusalemme viene spesso messo in discussione dagli eventi esterni, la scuola offre una concreta via di uscita dal vicolo cieco del conflitto.

La risposta dell’orchestra al conflitto

Fra i momenti più toccanti degli ultimi mesi, i concerti dell’orchestra sono stati senza dubbio tra i più significativi. Nonostante le difficoltà logistiche legate ai continui allarmi e alle chiusure, i musicisti hanno scelto di esibirsi, spesso in teatri quasi vuoti per motivi di sicurezza. Il messaggio di queste esibizioni va oltre la musica: è un atto di resistenza, un’affermazione pubblica della volontà di pace.

Questo spirito si riflette nella scelta dei programmi musicali, spesso caratterizzati da autori di provenienze diverse, in un ideale abbraccio tra oriente e occidente, antichità e modernità.

Le lettere in Italia: raccontare la speranza

Un aspetto particolarmente importante nell’attività della scuola sono le lettere che fra Alberto invia quasi quotidianamente agli amici italiani. Queste corrispondenze, talvolta pubblicate su riviste e giornali, danno voce a una realtà che rischierebbe altrimenti di perdersi nel rumore degli eventi. Fra Alberto racconta della vita tra le mura della scuola, delle paure notturne ma anche delle piccole vittorie quotidiane: un’esecuzione particolarmente riuscita, una nuova amicizia sbocciata tra studenti di storie diverse, un applauso scampato alle esplosioni.

Le lettere non sono solo cronaca, ma diventano strumento di sensibilizzazione e racconto alterativo sul conflitto israelo-palestinese. Con toni misurati e una prosa coinvolgente, fra Alberto sottolinea quanto la musica sia speranza durante la guerra a Gerusalemme e come la cultura possa alimentare qualcosa di diverso dalla sfiducia e dal dolore.

La prospettiva internazionale e il ruolo della cultura

L’esperienza della Scuola Magnificat e del suo direttore suscita interesse anche oltre i confini di Gerusalemme. Negli ultimi mesi numerose testate internazionali hanno dedicato servizi alla scuola, sottolineando il suo ruolo di ponte interculturale. Delegazioni di ambasciatori e rappresentanti di organizzazioni umanitarie hanno visitato la scuola, riconoscendola come esempio concreto di musica come strumento di pace.

La scuola riceve anche sostegno da fondazioni italiane, europee e americane, a riprova che il suo messaggio viaggia ben oltre le mura della città vecchia. La presenza di allievi e docenti di diverse nazionalità alimenta ulteriormente l’idea che la cultura, intesa come lavoro condiviso sul linguaggio universale della musica, sia una delle chiavi per la pace.

La musica come strumento di pace

L’esperienza quotidiana del Magnificat dimostra che la musica unisce popoli a Gerusalemme, abbattendo i confini religiosi e culturali. Ogni sinfonia provata, ogni canto eseguito, ogni strumento accordato è un passo verso la costruzione di una convivenza meno fragile, dove le differenze non siano motivo di sospetto, ma occasione di crescita collettiva.

In un momento storico segnato da dolorose divisioni, la musica agisce da ponte, offrendo uno spazio di speranza e di scambio positivo. L’orchestra interreligiosa rappresenta dunque non solo un esperimento accademico, ma una dichiarazione pubblica di fiducia nel potere della cultura e dell’arte come motore di cambiamento sociale. Attraverso la costanza del lavoro, la scuola mostra come sia possibile dare continuità a una tradizione di dialogo anche in condizioni estremamente difficili.

Conclusioni

La Scuola Magnificat di Gerusalemme costituisce un piccolo miracolo quotidiano in una città spesso divisa dal conflitto. Pur tra mille difficoltà, studenti e docenti, guidati dall’appassionato impegno di fra Alberto, dimostrano che la cultura – e in particolare la musica – può essere un vero strumento di pace. Attraverso i concerti, le lezioni e le storie degli allievi, il Magnificat lancia un messaggio importante: anche nei momenti peggiori, costruire ponti di dialogo è possibile. Ecco perché la sua esperienza merita di essere conosciuta, sostenuta e raccontata. Perché, come ricordano spesso i suoi protagonisti, la guerra divide, ma la musica può ancora unirci.

Pubblicato il: 11 luglio 2025 alle ore 07:14

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