Studente iperattivo e voto in condotta: quando la bocciatura non è legittima secondo il TAR
Indice degli argomenti
- Introduzione alla sentenza
 - Il contesto normativo sul voto in condotta e sulla bocciatura degli studenti con disabilità
 - Il caso esaminato: ricorso dei genitori e i fatti contestati
 - Il ruolo del Consiglio di Classe e le sanzioni disciplinari
 - Intervento del TAR: motivazioni della sentenza
 - BES e disturbi neurodivergenti: la normativa italiana
 - L’importanza delle misure di supporto nella scuola italiana
 - Implicazioni della sentenza sul sistema scolastico
 - Le buone pratiche per includere studenti con ADHD e BES
 - Sintesi, considerazioni finali e prospettive future
 
Introduzione alla sentenza
Il tema della bocciatura degli studenti iperattivi a causa del voto in condotta è riemerso con forza nel dibattito pubblico grazie a una recente e significativa sentenza del TAR. I giudici amministrativi, infatti, hanno chiarito in modo inequivocabile che le scuole non possono applicare indiscriminatamente le stesse regole a tutti gli studenti senza tener conto delle specificità dei ragazzi con deficit neurologici. Questo principio si traduce nella necessità di una valutazione del comportamento che tenga in debito conto la presenza di disturbi come l’ADHD, e nell’obbligo per le istituzioni scolastiche di attivare tutte le misure di supporto e inclusione necessarie. La sentenza in oggetto rappresenta uno spartiacque non solo dal punto di vista giuridico, ma anche culturale, per il mondo della scuola.
Il contesto normativo sul voto in condotta e sulla bocciatura degli studenti con disabilità
Il voto in condotta è da anni uno degli strumenti attraverso cui la scuola valuta non solo il profitto, ma anche la crescita civica e sociale degli studenti. Nel corso degli ultimi anni, il legislatore ha rafforzato il peso della condotta nella valutazione complessiva, tanto che un voto in condotta inferiore a 6 può comportare la non ammissione allo scrutinio finale e, quindi, la bocciatura. Tuttavia, la scuola italiana è anche chiamata a garantire il diritto allo studio degli studenti con Bisogni Educativi Speciali (BES), tra cui rientrano gli alunni con disturbi neurodivergenti come l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività). Sono numerose le normative, come la Legge 170/2010 e il D.M. 5669/2011, che stabiliscono l’obbligo per le scuole di adottare misure di supporto e personalizzazione delle strategie didattiche, garantendo così pari opportunità a tutti gli studenti, inclusi quelli con difficoltà comportamentali connesse a disabilità o disturbi neurologici.
Il caso esaminato: ricorso dei genitori e i fatti contestati
Il caso specifico che ha portato alla sentenza del TAR riguarda uno studente di scuola secondaria di primo grado, diagnosticato con un disturbo di tipo iperattivo. I genitori dello studente hanno presentato ricorso verso la scuola che aveva disposto la bocciatura del figlio esclusivamente per il voto in condotta insufficiente. Al centro del contenzioso vi era un episodio avvenuto durante un laboratorio didattico, in seguito al quale il ragazzo aveva avuto un alterco con un compagno o con un insegnante (le fonti divergono sui dettagli). A seguito dell’episodio, il Consiglio di Classe aveva irrogato una severa sanzione disciplinare: dieci giorni di sospensione dalle lezioni e il voto in condotta – determinante per la bocciatura – risultava negativo. I genitori, però, supportati da documentazione medica, hanno sostenuto che l’episodio fosse riconducibile alla condizione neurodivergente del figlio e che la scuola si fosse limitata ad applicare la sanzione senza attivare i necessari percorsi di supporto.
Il ruolo del Consiglio di Classe e le sanzioni disciplinari
Il Consiglio di Classe ha un ruolo fondamentale nell’analisi della condotta degli studenti e nell’applicazione di eventuali sanzioni disciplinari. Tuttavia, la legislazione italiana impone al Consiglio di prendere decisioni motivate, complete e conformi alla situazione specifica di ciascuno studente, soprattutto in presenza di certificazioni di disabilità. Nel caso di specie, la sospensione di dieci giorni e il successivo giudizio negativo sulla condotta sono stati motivati da un solo episodio di alterco, sebbene legato a un disturbo ben documentato. La scuola, secondo il TAR, ha agito senza sufficienti approfondimenti istruttori e senza attivare quelle misure di supporto che la normativa prevede per i ragazzi con Bisogni Educativi Speciali e disturbi del comportamento.
Intervento del TAR: motivazioni della sentenza
La decisione dei giudici amministrativi è stata chiara: il ricorso dei genitori è stato accolto. Il TAR ha evidenziato la mancanza di un approfondimento istruttorio da parte della scuola sulla condotta dello studente. Secondo il collegio giudicante, prima di procedere a una sanzione così gravosa come la bocciatura per il voto in condotta, sarebbe stato necessario:
- Valutare compiutamente la situazione personale e sanitaria dello studente.
 - Considerare la diagnosi neurologica e l’incidenza effettiva sulle sue modalità relazionali e di comportamento.
 - Attivare tutte le misure di supporto previste dalla normativa, tra cui l’eventuale redazione di un Piano Educativo Individualizzato (PEI) o di un Piano Didattico Personalizzato (PDP).
 
Il TAR ha stabilito che la scuola ha un preciso dovere di equità e inclusione nei confronti degli alunni con deficit neurologici, tenendo inoltre che la sanzione della bocciatura appare sproporzionata in assenza di una reale valutazione della complessiva situazione dello studente.
BES e disturbi neurodivergenti: la normativa italiana
Il concetto di Bisogni Educativi Speciali (BES) è centrale nella scuola odierna. Viene utilizzato per definire tutti quegli studenti che, per ragioni diverse, necessitano di uno specifico sostegno o di interventi didattici personalizzati per superare difficoltà, siano esse di natura cognitiva, comportamentale o sociale. Gli studenti iperattivi, anche quando non riconosciuti formalmente come disabili, rientrano pienamente nella categoria dei BES ai sensi della normativa vigente. La scuola, pertanto, non può prescindere dall’attivazione delle opportune strategie di supporto – didattiche, psicopedagogiche, organizzative – laddove emergano comportamenti problematici connessi a una diagnosi. È importante sottolineare che la condotta di uno studente con ADHD non può essere giudicata secondo lo stesso metro di uno studente neurotipico, pena la violazione dei diritti di inclusione e personalizzazione garantiti dalla legge.
L’importanza delle misure di supporto nella scuola italiana
Le misure di supporto per gli studenti con disabilità o disturbi del comportamento sono strumenti essenziali per garantire il diritto all’istruzione. Esse comprendono:
- L’assegnazione di un insegnante di sostegno;
 - L’attivazione di un equipe multidisciplinare per la valutazione e il monitoraggio;
 - La stesura di un Piano Didattico Personalizzato o di un Piano Educativo Individualizzato;
 - La collaborazione costante con la famiglia e le figure sanitarie di riferimento (neuropsichiatra infantile, psicologo, ecc.);
 - L’utilizzo di strategie educative alternative e inclusive nelle situazioni di disagio comportamentale.
 
Nel caso analizzato, i giudici hanno riscontrato che la scuola non ha posto in essere tali misure, preferendo un approccio sanzionatorio tradizionale e non inclusivo. La sentenza segna dunque un importante richiamo al rispetto delle norme vigenti, ricordando che la priorità è la personalizzazione e l’inclusione, non la punizione.
Implicazioni della sentenza sul sistema scolastico
La decisione del TAR è destinata ad avere un impatto rilevante su tutto il sistema scolastico italiano. Essa rafforza la necessità di una cultura della valutazione non solo meritocratica, ma anche inclusiva e attenta alle differenze individuali. Vieppiù, la sentenza rappresenta una guida pratica per i Consigli di Classe e per i Dirigenti Scolastici, che dovranno:
- Verificare puntualmente il rispetto delle normative su BES e disabilità;
 - Attivare tempestivamente le risorse di supporto;
 - Garantire una corretta formazione del personale docente sulle tematiche della neurodivergenze.
 
L’effetto più evidente sarà, verosimilmente, una maggior prudenza nell’applicazione delle sanzioni disciplinari e delle bocciature nei confronti degli studenti con diagnosi certificate, ma anche una crescita complessiva della sensibilità collettiva scuola-famiglia sui temi dell’inclusione.
Le buone pratiche per includere studenti con ADHD e BES
Alla luce dei principi ribaditi dal TAR, appare evidente l’urgenza di promuovere nelle scuole italiane una serie di buone pratiche volte a migliorare la qualità dell’inclusione e della valutazione comportamentale. Alcune delle strategie consigliate includono:
- Valutazione individualizzata della condotta, considerando i profili diagnostici.
 - Formazione specifica dei docenti sulle modalità di gestione della classe e dei comportamenti problematici.
 - Collaborazione attiva tra scuola, famiglia e servizi sanitari.
 - Pianificazione di interventi tempestivi in caso di difficoltà comportamentali ricorrenti.
 - Uso di strumenti alternativi al voto in condotta per valutare i progressi personali.
 - Monitoraggio costante del clima relazionale in classe e delle dinamiche tra pari.
 
Tali buone pratiche non solo prevengono situazioni di conflitto, ma favoriscono lo sviluppo delle potenzialità di tutti, nel rispetto dei principi di equità, giustizia e pari opportunità.
Sintesi, considerazioni finali e prospettive future
La sentenza del TAR sulla bocciatura di uno studente iperattivo per il voto in condotta rappresenta un momento di svolta nella tutela dei diritti degli alunni più fragili del sistema scolastico. L’intervento dei giudici ha rimarcato come la scuola, in assenza di adeguate valutazioni e interventi personalizzati, non possa ricorrere in modo automatico a sanzioni drastiche. Questo episodio diventa occasione di riflessione sull’importanza di una scuola davvero inclusiva e attenta ai singoli percorsi di crescita, capace di considerare i limiti e le potenzialità di ogni studente e di promuovere un successo formativo autentico.
In conclusione, la valutazione del comportamento nella scuola italiana deve oggi più che mai poggiare sulla personalizzazione, su strategie di supporto efficaci e su un confronto leale tra istituzioni e famiglie. In questo modo, si potranno evitare ingiustizie ed esclusioni, valorizzando ogni differenza e costruendo una cultura educativa realmente rispettosa dei diritti e delle esigenze di tutti gli studenti, anche quelli che presentano le maggiori difficoltà. È un impegno che riguarda dirigenti, docenti, famiglie e l’intera società, nella certezza che solo una scuola equa e accogliente può preparare davvero i cittadini di domani.