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Formazione e risorse umane: la sfida del lavoro in Italia
Lavoro

Formazione e risorse umane: la sfida del lavoro in Italia

Disponibile in formato audio

Natale Forlani (Inapp) rilancia il ruolo della formazione diversificata per nuovi modelli produttivi e mercati evoluti

Formazione e risorse umane: la sfida del lavoro in Italia

Indice

  • Introduzione
  • Forlani e il futuro del sistema produttivo italiano
  • La formazione come risposta a problemi complessi
  • Il valore strategico delle tecnologie nella produttività
  • Diversificare l’offerta formativa in Italia
  • Il ruolo delle politiche attive del lavoro
  • Assolavoro Formazione: scenario e proposte
  • La sfida della produttività nel 2025
  • Nuove competenze per il mercato del lavoro
  • La centralità delle risorse umane
  • Conclusioni: verso un nuovo modello di sviluppo

Introduzione

La trasformazione del mercato del lavoro italiano è oggi una delle principali sfide per il sistema produttivo nazionale. In un contesto in rapido mutamento, caratterizzato dall’accelerazione tecnologica e dalla volatilità degli scenari economici, la qualità delle risorse umane e la capacità di adeguarle diventano fattori decisivi. Proprio questo tema è stato al centro dell'intervento di Natale Forlani, presidente dell’Inapp, all’Assemblea pubblica di Assolavoro Formazione a Milano. Forlani ha sottolineato come la formazione lavoro sia la chiave per rafforzare l’intero ecosistema economico, rilanciando la necessità di una cultura della formazione capace di accompagnare l’innovazione e di guidare lo sviluppo del Paese.

Forlani e il futuro del sistema produttivo italiano

Nel corso del suo intervento, Natale Forlani Inapp ha voluto tracciare le linee guida per una strategia efficace in materia di lavoro, ponendo al centro la necessità di adeguare le risorse umane alle trasformazioni in atto. Forlani ha spiegato come il sistema produttivo Italia debba affrontare sfide crescenti: la digitalizzazione dei processi, la globalizzazione dei mercati e i cambiamenti nella domanda di competenze richiedono un radicale cambio di passo nell’organizzazione della forza lavoro.

L’approccio di Forlani guarda oltre l’offerta scolastica e universitaria tradizionale: l’adeguamento delle competenze deve avvenire lungo tutto l’arco della vita lavorativa, coinvolgendo anche chi è già inserito nel mondo del lavoro e chi rischia l’esclusione a causa di mansioni obsolete o poco richieste. Solo così le imprese, secondo il presidente Inapp, potranno rispondere efficacemente ai nuovi bisogni.

La formazione come risposta a problemi complessi

Uno dei punti più significativi dell’intervento di Forlani è stata la ribadita centralità della formazione come strumento fondamentale per affrontare “problemi complessi”. La crescente complessità del mercato del lavoro 2025 impone una risposta sistemica, nella quale la formazione professionale sia intesa come leva strategica capace di intervenire prima che i problemi si manifestino in modo irreversibile.

Forlani ha evidenziato come la formazione continua, basata sulla capacità degli individui di aggiornare costantemente le proprie competenze, sia condizione necessaria per garantire la competitività delle imprese italiane ma anche la stabilità e la qualità dell’occupazione a livello individuale. Questo approccio costituisce una sorta di “assicurazione” contro le crisi del lavoro future, grazie a una forza lavoro sempre più resiliente e adattabile.

Il valore strategico delle tecnologie nella produttività

Un altro aspetto di rilievo è la consapevolezza che produttività e tecnologie rappresentano un connubio imprescindibile. Forlani sostiene che solo investendo sull’alfabetizzazione digitale e sull’innovazione tecnologica si potranno effettivamente incrementare i livelli produttivi delle imprese italiane.

Attualmente, le performance della produttività nazionale appaiono ancora insufficienti se confrontate con quelle dei principali partner europei. Un processo di rafforzamento della cultura tecnologica, però, non può prescindere da un parallelo innalzamento delle competenze: occorre cioè preparare le persone a sfruttare al meglio gli strumenti digitali e le nuove piattaforme di lavoro intelligente.

Aggiornare le risorse umane non significa solo insegnare a usare le tecnologie, ma anche diffondere le cosiddette “competenze soft” come la collaborazione, la gestione dei conflitti, la capacità di lavorare per obiettivi. Si tratta di competenze che, nella società digitale, diventano il vero valore aggiunto per la crescita di un sistema produttivo moderno.

Diversificare l’offerta formativa in Italia

Forlani ha insistito, in modo puntuale, sull’urgenza di diversificare l’offerta formativa italiana. Oggi, troppo spesso, il percorso formativo si esaurisce con quello scolastico o universitario, limitando le possibilità di aggiornamento e crescita professionale. Ma il mondo del lavoro chiede sempre più profili interdisciplinari, in grado di combinare competenze tecniche, umanistiche e gestionali.

È dunque necessario sviluppare una rete solida di formazione professionale, capace di proporre moduli flessibili, corsi specialistici, e percorsi di riqualificazione accessibili anche agli adulti. Solo una offerta formativa diversificata permette di intercettare in tempo i nuovi fabbisogni delle imprese, allineando la forza lavoro nazionale agli standard dei mercati più avanzati. In questo quadro, risultano strategiche le partnership con università, enti di ricerca, aziende e agenzie specializzate.

Il ruolo delle politiche attive del lavoro

La creazione di un sistema formativo efficace implica anche un rafforzamento delle politiche attive lavoro. L’Italia si trova di fronte alla necessità di passare da un modello reattivo, centrato sui sussidi e sulle politiche passive, a uno proattivo, dove il reinserimento sia sostenuto dai servizi per l’impiego, dalla consulenza personalizzata, dall’orientamento e, soprattutto, dalla formazione mirata ai settori in crescita.

Le politiche attive devono essere ripensate per intercettare le transizioni occupazionali e tradurle in occasioni di crescita anziché in traiettorie di esclusione. Oggi, con la diffusione delle crisi industriali locali, lo sviluppo di nuove filiere produttive e l’emergere di lavori innovativi nel digitale e nella sostenibilità, è fondamentale investire fin da subito in percorsi di skilling e reskilling strutturati e tempestivi.

Assolavoro Formazione: scenario e proposte

Durante l’assemblea pubblica a Milano, Assolavoro Formazione ha rilanciato il tema di una maggiore collaborazione tra pubblico e privato nell’ambito della formazione lavoro. Nel capoluogo lombardo, vero hub nazionale dell’innovazione e della produttività, il dibattito si è focalizzato sulla necessità di rafforzare i canali di dialogo tra aziende, enti di formazione e istituzioni, per costruire offerte formative agganciate sia ai territori sia alla nuova realtà globale.

Assolavoro, quale rappresentanza delle agenzie per il lavoro, ha inoltre suggerito di puntare sull’inclusione lavorativa dei soggetti più vulnerabili e dei giovani “Neet” (Not in Education, Employment or Training), mediante tirocini, corsi finanziati e apprendistato. L’obiettivo è contrastare la disoccupazione strutturale, sostenendo la competitività delle imprese e la coesione sociale. In questo modo, la formazione diventa anche uno strumento di mobilità sociale oltre che di potenziamento individuale.

La sfida della produttività nel 2025

Guardando al futuro, il tema della produttività nazionale si pone come elemento cruciale. Per Forlani, lo scenario di mercato del lavoro 2025 sarà radicalmente diverso da quello attuale, in virtù della crescente automazione, della digitalizzazione e della trasformazione delle catene del valore.

Emerge la necessità di innovare non soltanto i processi produttivi, ma anche e soprattutto il modo di pensare e vivere il lavoro. La risposta non può che venire da una costante formazione professionale e dall’adattamento delle risorse umane, passando da una logica statica a una dinamica, in cui ogni lavoratore sia chiamato a ridefinire più volte le proprie competenze nel corso della vita.

Le aziende che sapranno investire per tempo su questi paradigmi saranno quelle in grado di offrire i posti di lavoro migliori e più stabili, garantendo attrattività al sistema Italia rispetto ai talenti internazionali.

Nuove competenze per il mercato del lavoro

L’altro macro-tema affrontato durante l’Assemblea riguarda la costruzione di nuove competenze. Molte professioni di domani non sono ancora state definite: i settori del digitale, della sostenibilità ambientale, della cura alla persona e della transizione energetica chiedono figure altamente qualificate e flessibili.

Forlani ha sottolineato la necessità di una grande alleanza tra tutti i soggetti dell’ecosistema formativo: istituzioni, aziende, scuole, centri di ricerca e associazioni di categoria sono chiamati a lavorare insieme per costruire percorsi innovativi. Anche le metodologie di apprendimento devono evolversi, sfruttando piattaforme digitali, realtà virtuali, simulazioni e laboratori pratici che coinvolgano gli studenti e i lavoratori in modo attivo e personalizzato.

La sfida, quindi, sarà mantenere l’Italia competitiva attraverso investimenti in persone, considerandole il vero motore della crescita produttiva e sociale. Solo chi saprà intercettare e anticipare i trend formativi potrà costruire una carriera solida e gratificante.

La centralità delle risorse umane

In conclusione, quanto emerso dal confronto milanese conferma che le risorse umane rappresentano il vero capitale strategico su cui continuare a puntare. I processi di formazione, aggiornamento, selezione e valorizzazione dei lavoratori sono oggi imprescindibili per costruire il futuro delle imprese italiane.

Le crisi economiche, sociali e ambientali impongono un nuovo paradigma, dove solo chi avrà saputo investire nel sapere e nell’innovazione riuscirà a stare al passo della competizione internazionale. Forlani ha richiamato tutti gli attori istituzionali e imprenditoriali a uno sforzo comune, in cui la formazione sia considerata non più una spesa, ma il più importante tra gli investimenti possibili.

Conclusioni: verso un nuovo modello di sviluppo

Alla luce delle riflessioni dell’assemblea, è evidente che la sfida occupazionale italiana trova una risposta solo in una rinnovata capacità di adeguare risorse umane, rafforzando il sistema degli investimenti sia pubblici che privati nella formazione. Occorre un’offerta formativa diversificata, progettata insieme alle imprese e parametrata sulle evoluzioni delle tecnologie e della domanda di mercato.

Nel breve e medio periodo, la competitività del sistema produttivo italiano si giocherà tutta su questi elementi: infrastrutture tecnologiche, aggiornamento delle competenze e alleanze tra gli attori economici e sociali. Solo così sarà concretamente possibile restituire al mondo del lavoro italiano quella stabilità e quella attrattività che oggi sembrano mancare, mettendo la formazione e il capitale umano al centro dello sviluppo sostenibile e inclusivo.

In definitiva, il messaggio di Forlani – e la lezione che arriva da Assolavoro Formazione Milano – è chiara: formarsi, aggiornarsi e collaborare con le realtà più avanzate sono le uniche strade per non restare esclusi dal progresso e per restituire dignità, sicurezza e prospettive al lavoro delle nuove generazioni italiane.

Pubblicato il: 10 luglio 2025 alle ore 16:20

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