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L'intelligenza artificiale e il paradosso della sostenibilità: Google lontana dagli obiettivi 2024
Tecnologia

L'intelligenza artificiale e il paradosso della sostenibilità: Google lontana dagli obiettivi 2024

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Aumentano le emissioni di carbonio secondo il rapporto annuale: i dati, le responsabilità e gli effetti sulle strategie ambientali dell’azienda

L'intelligenza artificiale e il paradosso della sostenibilità: Google lontana dagli obiettivi 2024

Indice

  • Premessa: un rapporto atteso e un risultato allarmante
  • Emissioni di carbonio: i numeri chiave del rapporto sulla sostenibilità di Google
  • Scope delle emissioni: comprendere il significato degli aumenti
  • Il ruolo dell’intelligenza artificiale nell’aumento delle emissioni
  • La catena di approvvigionamento come fattore critico
  • Le misure di riduzione nelle operazioni: successi limitati
  • Il confronto storico: perché il 2024 segna un punto di svolta
  • Strategie future e possibilità di recupero degli obiettivi di sostenibilità Google
  • Impatti globali: Google esempio o monito?
  • Sintesi finale: una sfida aperta tra tecnologia e ambiente

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Premessa: un rapporto atteso e un risultato allarmante

Il rapporto sulla sostenibilità 2024 di Google, pubblicato il 30 giugno da Milano, ha rapidamente catturato l’attenzione del mondo dell’innovazione, della sostenibilità e della politica aziendale. Non è una sorpresa, vista la portata globale del colosso tecnologico e il peso che i suoi movimenti esercitano sia su scala industriale che ambientale. Tuttavia, i dati evidenziati nel nuovo report, in modo particolare l’aumento delle emissioni di carbonio Google 2024, rappresentano una brusca frenata rispetto alle ambizioni ufficiali dell’azienda in materia ambientale, sollevando interrogativi tanto sulla reale sostenibilità quanto sull’impatto crescente dell’innovazione tecnologica, prima fra tutte l’impatto IA sostenibilità.

Google, da sempre all’avanguardia nell’adozione di energie rinnovabili e nella riduzione dell’impatto ambientale delle proprie attività, si trova ora al centro di un contraddittorio. Se da una parte le operazioni interne mostrano dati confortanti con una riduzione delle emissioni, dall’altra pesano sempre più i settori a monte e a valle della filiera, compresa la cosiddetta catena di approvvigionamento Google emissioni.

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Emissioni di carbonio: i numeri chiave del rapporto sulla sostenibilità di Google

I numeri sono implacabili: secondo il Google rapporto sostenibilità pubblicato nel giugno 2025, le emissioni di carbonio totali sono aumentate dell’11% rispetto al 2023. Il dato più preoccupante riguarda la crescita dal 2019, con un +51%. Questa variazione in cinque anni dimostra come, nonostante gli sforzi e il progresso tecnologico, l’azienda abbia dovuto fronteggiare difficoltà strutturali nell’allineare crescita e sostenibilità.

Scomponendo le emissioni, il rapporto identifica un dato significativo: le cosiddette "emissioni scope 3 Google" sono cresciute del 22% su base annua. Questo parametro comprende tutte le emissioni indirette non incluse nello scope 1 (dirette) e scope 2 (da energia acquistata), ovvero tutte quelle legate a fornitori, logistica, utilizzo dei prodotti e gestione a fine ciclo.

Sono numeri che hanno già scatenato numerose reazioni da parte di analisti, attivisti e investitori, soprattutto considerando come questi risultati si discostino dagli obiettivi sostenibilità Google annunciati negli anni scorsi. L’impegno al 100% di fonti rinnovabili e la neutralità climatica appaiono ora traguardi lontani.

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Scope delle emissioni: comprendere il significato degli aumenti

Per valutare appieno la situazione, è fondamentale comprendere la distinzione tra i diversi scopi di emissione. Le emissioni si suddividono infatti in:

  • Scope 1: emissioni dirette causate da fonti di proprietà o controllate direttamente da Google (ad esempio i data center).
  • Scope 2: emissioni indirette derivanti dall'energia elettrica acquistata e consumata.
  • Scope 3: tutte le altre emissioni indirette risultanti dalle attività dell'azienda ma che avvengono dalle fonti non controllate direttamente (ad esempio, fornitori, trasporti, utenti finali). Solo questa categoria rappresenta circa il 70% delle emissioni totali della maggior parte delle grandi aziende digitali.

Nel caso di Google, l’aumento del 22% nelle “scope 3” va oltre il semplice incremento di attività. Rifletti spesso una maggiore dipendenza da fornitori ad alte emissioni, processi logistici intensivi e, soprattutto, dalla crescita dei servizi legati all’intelligenza artificiale ambiente.

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Il ruolo dell’intelligenza artificiale nell’aumento delle emissioni

Uno degli elementi più analizzati dello impatto IA sostenibilità è proprio la crescita esponenziale dei servizi di intelligenza artificiale. L’addestramento dei modelli, la gestione dei dati e l’utilizzo massiccio di cloud richiedono una potenza di calcolo senza precedenti, con conseguente aumento dei consumi energetici e delle emissioni.

La spinta di Google verso l’integrazione dell’IA (sia nei propri servizi che nelle piattaforme offerte ad altri soggetti) è stata indicata tra le principali cause del recente aumento delle emissioni. Nonostante continui investimenti in infrastrutture efficienti, gli esperti sottolineano che il ritmo della domanda IA supera di gran lunga la capacità attuale di gestire il fabbisogno di energia con fonti pulite, generando così un impatto ambientale maggiore.

Riassumendo:

  • La crescita della domanda di servizi IA comporta maggiori consumi energetici
  • L'addestramento di grandi modelli linguistici (LLM) richiede gigawattora di elettricità
  • I data center aumentano la domanda globale di elettricità, spesso non coperta da energia rinnovabile

Questa situazione porta a un paradosso: mentre l’intelligenza artificiale viene studiata anche per ottimizzare i consumi e migliorare la gestione delle risorse naturali, il suo stesso sviluppo genera un impatto consistente sulle emissioni, allontanando Google dal raggiungimento dei propri obiettivi ambientali.

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La catena di approvvigionamento come fattore critico

Un altro elemento oggetto di particolare attenzione nel Google rapporto sostenibilità 2024 è la catena approvvigionamento Google emissioni. I fornitori giocano un ruolo sempre più centrale, sia nel determinare l’impronta ambientale del brand, sia nella gestione della complessità globale di una filiera che attraversa continenti e discipline tecnologiche.

L’aumento delle emissioni legato alla catena di approvvigionamento deriva spesso da due fattori principali:

  1. La necessità di acquisire materiali e componenti tecnologici avanzati, spesso provenienti da aree del mondo in cui l’energia è ancora prevalentemente fossile.
  2. La complessità logistica di una filiera globale, che comporta trasporti a lunga distanza, spesso con modalità ad alta intensità di carbonio.

Inoltre, il volume crescente degli acquisti necessari per sostenere l’infrastruttura IA e cloud di Google contribuisce ad aggravare la situazione. Il controllo sulle emissioni "scope 3" è però più complesso, proprio perché si tratta di attività non direttamente gestite dall’azienda stessa ma da terze parti del sistema produttivo.

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Le misure di riduzione nelle operazioni: successi limitati

Una nota positiva arriva dalle emissioni dirette: secondo il report, le operazioni di Google hanno ridotto le emissioni di carbonio dell’11% nel 2024. Un dato significativo che dimostra come, nel perimetro strettamente aziendale, l’impegno verso la sostenibilità stia dando frutti. Questo risultato è stato raggiunto grazie a:

  • Miglioramento dell’efficienza energetica nei data center
  • Maggiore utilizzo di energie rinnovabili nei siti operativi
  • Ottimizzazione dei flussi di lavoro interni e dei processi produttivi

Tuttavia, questa riduzione non riesce a compensare l’incremento delle emissioni nei segmenti esterni (catena di approvvigionamento, utilizzo servizi, logistica), che oggi rappresentano la vera sfida su cui lavorare nell’immediato futuro.

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Il confronto storico: perché il 2024 segna un punto di svolta

Per comprendere la portata del problema, occorre guardare all’evoluzione degli ultimi anni:

  • Dal 2019 al 2024 le emissioni sono salite del 51%
  • Dopo una lieve stabilizzazione alla fine della pandemia, la corsa all’IA e alle piattaforme digitali ha riportato la crescita delle emissioni su livelli mai visti in precedenza

Questa inversione di tendenza è in parte attribuibile a fattori esterni (boom di servizi digitali, espansione tecnologica globale, complessità delle supply chain) ma anche a scelte strategiche di business che, pur necessarie dal punto di vista della competitività, rischiano di mettere in ombra gli impegni annunciati sulla sostenibilità Google 2024.

La domanda che ci si pone è quindi: può un gigante del digitale conciliare crescita e neutralità climatica? O è necessario ripensare radicalmente i modelli di sviluppo aziendale?

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Strategie future e possibilità di recupero degli obiettivi di sostenibilità Google

Google ha ribadito nel rapporto il proprio impegno verso la sostenibilità, indicando una road map per invertire la rotta. Tra le iniziative previste:

  • Maggiori investimenti in fonti rinnovabili, anche a fuori della rete propria
  • Partnership con fornitori per ridurre le emissioni scope 3
  • Sviluppo di tecnologie IA meno energivore e più efficienti
  • Reporting trasparente sulle emissioni lungo l’intera filiera

Le prospettive di breve-medio termine restano però sfidanti: la velocità con cui crescono i servizi digitali e il peso della catena di approvvigionamento rendono difficile recuperare il terreno perso negli ultimi anni.

Google sta inoltre partecipando a tavoli internazionali per la definizione di standard globali di reporting ambientale e aderendo a progetti pilota per la decarbonizzazione della supply chain. Solo con un’azione sistemica e una collaborazione estesa a tutto l’ecosistema digitale sarà possibile riportare la traiettoria aziendale in linea con gli obiettivi sostenibilità Google.

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Impatti globali: Google esempio o monito?

Il caso di Google non è isolato e si colloca in un contesto di crescente pressione su tutte le big tech mondiali. I dati sulle emissioni carbonio Google 2024 sono emblematici di un dilemma che interessa l’intero settore: come sviluppare soluzioni di intelligenza artificiale, cloud e servizi digitali senza compromettere la transizione ecologica del pianeta?

Molti osservatori sottolineano che quanto accaduto a Google può fungere da monito per altre aziende tecnologiche che vogliono posizionarsi come leader della sostenibilità. La trasparenza dei dati, la difficoltà nel controllare la supply chain e la necessità di innovare anche nei modelli di business sono temi che dovranno essere affrontati da tutti i protagonisti globali.

Per l’opinione pubblica, questi risultati rappresentano anche una chiamata all’azione, non solo per le aziende ma anche per gli utenti e i regolatori. Una maggiore consapevolezza sull’intelligenza artificiale ambiente e sulle scelte di consumo digitale potrebbe infatti accelerare il cambiamento auspicato.

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Sintesi finale: una sfida aperta tra tecnologia e ambiente

Il rapporto sulla sostenibilità Google 2024 segna un momento di svolta nel dibattito internazionale su tecnologia, ambiente e responsabilità aziendale. L’aumento delle emissioni di carbonio, in particolare delle scope 3, è un campanello d’allarme per chiunque creda nella necessità di un modello economico e industriale compatibile con i limiti del pianeta.

Se da un lato Google mostra di saper intervenire sulle proprie operazioni dirette, dall’altro le sfide poste dalla catena di fornitura globale e dall’esplosione dell’IA richiedono strategie nuove, più incisive e condivise a livello industriale e istituzionale.

Nel prossimo futuro, l’attenzione si sposterà ancor di più sulle scelte strategiche delle grandi multinazionali e sulla capacità del settore digitale di guidare davvero la transizione verso la neutralità climatica senza sacrificare le proprie ambizioni di crescita e innovazione. Sarà una sfida complessa, ma indispensabile per garantire che la tecnologia resti una leva di benessere collettivo e non una minaccia per la sostenibilità globale.

Pubblicato il: 30 giugno 2025 alle ore 12:22

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