Docenti di sostegno: criticità, abusi e mala gestione dietro la facciata dell’inclusione scolastica
Indice
- Premessa: la scuola italiana davanti all’aumento delle disabilità
- Il ruolo chiave del docente di sostegno nella reale inclusione
- L’uso improprio dei docenti di sostegno: dati e testimonianze
- Abusi, soprusi e segnalazioni: la punta dell’iceberg
- Effetti negativi per studenti, docenti e sistema scolastico
- Il rapporto Istat: formazione carente e bisogni nuovi
- Le responsabilità delle dirigenze e del sistema scolastico
- Proposte e soluzioni per un cambiamento reale
- Sintesi e riflessioni conclusive
Premessa: la scuola italiana davanti all’aumento delle disabilità
Negli ultimi anni, il tema dell’inclusione scolastica è diventato centrale nel dibattito pubblico e pedagogico italiano. Il recente rapporto Istat sullo stato della disabilità nelle scuole fotografa una realtà in crescita: le segnalazioni di studenti con disabilità sono in aumento. Questo trend positivo da una parte, in quanto dimostra una maggiore attenzione nell’emersione e riconoscimento dei bisogni speciali, pone però grandi sfide a livello organizzativo e didattico, specialmente per quanto riguarda la figura dei docenti di sostegno.
Stando ai dati, l’anno scolastico 2024/2025 segna un incremento non solo nella quantità di studenti segnalati ma anche nella complessità delle situazioni affrontate. È quindi indispensabile porre il fuoco sull’effettiva preparazione dei docenti di sostegno e sulla conformità delle pratiche quotidiane alle norme sull’inclusione scolastica.
Il ruolo chiave del docente di sostegno nella reale inclusione
Il quadro normativo italiano (L. 104/92 e successivi aggiornamenti) affida ai docenti di sostegno una funzione cruciale: supportare gli studenti con disabilità nel raggiungimento degli obiettivi formativi, favorendo la piena inclusione nel gruppo classe. In teoria, questa figura dovrebbe operare in sinergia con i docenti curricolari, attuando progetti e strategie adattate alle specifiche esigenze degli alunni.
L’inclusione scolastica, correttamente intesa, non si esaurisce nell’affidamento di un insegnante “dedicato”, ma richiede cultura condivisa, progettualità didattica coordinata e aggiornamento professionale. Tuttavia, la realtà quotidiana racconta altro e spesso le difficoltà vissute dai docenti di sostegno sono sottovalutate dalle stesse istituzioni.
L’uso improprio dei docenti di sostegno: dati e testimonianze
Una delle criticità più gravi rilevate riguarda l’uso improprio dei docenti di sostegno, troppo spesso impiegati per coprire supplenze in assenza dei colleghi curricolari. Secondo le segnalazioni raccolte dai sindacati di categoria, dai forum professionali e da recenti inchieste stampa, sono migliaia i casi ogni anno in cui un insegnante di sostegno viene distolto dal proprio ruolo per sostituire un collega, lasciando il proprio studente disabile senza il supporto necessario.
Questa pratica è, oltre che illegittima, anche dannosa e paradossale: l’essenza dell’inclusione scolastica viene stravolta, trasformandosi in una soluzione tampone per la cronica carenza di organico. Le testimonianze raccolte parlano chiaro. Molti docenti di sostegno denunciano di essere stati chiamati sistematicamente per svolgere supplenze in classi dove non erano presenti gli studenti affidati. "Non ho potuto lavorare con il ragazzo a me assegnato perché sono stata spostata a gestire un'altra classe" – racconta una docente della provincia di Milano.
Abusi, soprusi e segnalazioni: la punta dell’iceberg
Le problematiche connesse all’uso improprio si allargano a fenomeni più subdoli e sistemici: dallo scarico di responsabilità (i docenti di sostegno lasciati soli a gestire intere classi senza supporto) fino ai veri e propri abusi e soprusi. Secondo il rapporto dell’Istat e varie indagini condotte da associazioni professionali, si registrano segnalazioni di comportamenti vessatori e discriminatori verso i docenti di sostegno: esclusione da programmazioni di team, carichi di lavoro eccessivi, mancato riconoscimento del ruolo professionale.
Tali segnalazioni sono tutt’altro che rare. In molte scuole, i docenti di sostegno vengono visti ancora come "tappabuchi" o risorse di seconda fascia. “Ci sentiamo umiliati, utilizzati solo per coprire le assenze degli altri docenti e mai realmente coinvolti nella progettazione educativa”, testimonia una docente campana. Questo atteggiamento mina non solo la dignità professionale del docente, ma anche le possibilità formative degli studenti con bisogni speciali.
Effetti negativi per studenti, docenti e sistema scolastico
Le conseguenze di queste pratiche ricadono su tutta la comunità scolastica:
- Gli studenti con disabilità subiscono uno svantaggio aggiuntivo, venendo privati del loro diritto all’inclusione effettiva.
- I docenti di sostegno vivono una condizione di stress lavorativo, demotivazione e frustrante precarietà.
- Il sistema scolastico, nel suo complesso, perde efficacia e credibilità sul tema dell’inclusione.
Secondo numerosi studi pedagogici e ricerche universitarie, l’inclusione funziona soltanto quando le risorse (umane e materiali) vengono impiegate in maniera corretta e coerente con il progetto di vita degli alunni. Delegare supinamente le esigenze degli studenti con disabilità a logiche di gestione delle emergenze significa violare principi costituzionali e norme specifiche, oltre a disattendere le indicazioni delle sentenze dei Tribunali Amministrativi e della Corte Costituzionale.
Il rapporto Istat: formazione carente e bisogni nuovi
Un altro aspetto emerso dal rapporto Istat è la carenza di formazione specifica per i docenti di sostegno. L’aumento delle situazioni di disabilità – sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo – rende indispensabile un aggiornamento costante sia sulla didattica inclusiva sia sugli strumenti per contrastare i problemi comportamentali o relazionali collegati.
Molti insegnanti sono, purtroppo, chiamati in servizio senza aver completato formazioni specialistiche adeguate, oppure vengono destinati a classi in cui i fabbisogni degli studenti sono molto complessi (ad esempio in presenza di disturbi dello spettro autistico o disabilità multiple). Dallo studio emerge che quasi il 30% dei docenti di sostegno intervistati dichiara di sentirsi “non perfettamente preparato” a rispondere ai bisogni specifici della classe.
Punti critici evidenziati:
- Formazione disomogenea tra le regioni italiane.
- Aggiornamenti poco frequenti e poco aderenti alle reali necessità.
- Mancanza di formazione sulle strategie di gestione delle emergenze (es. crisi comportamentali) e sull’utilizzo di tecnologie assistive.
Alla luce di queste criticità, i docenti di sostegno chiedono con forza programmi di aggiornamento sistematici, tutoraggio, e maggiore collegamento tra Università, scuole e centri di ricerca.
Le responsabilità delle dirigenze e del sistema scolastico
Una parte della responsabilità ricade sulle dirigenze scolastiche e sul sistema amministrativo. Troppe volte, la carenza di personale è affrontata in modo emergenziale e scaricando il peso sulle figure più deboli del corpo docente, come gli insegnanti di sostegno. Le circolari ministeriali sono chiare: "Il docente di sostegno non è una risorsa aggiuntiva per la copertura delle assenze", ma queste direttive rischiano di restare lettera morta se non accompagnate da un controllo effettivo ed efficace.
Il problema dell’uso improprio dei docenti di sostegno è anche culturale: sussiste una diffusa sottovalutazione della complessità delle esigenze degli alunni certificati e del valore competenziale dei docenti di sostegno. Alcuni dirigenti, schiacciati tra pressioni amministrative e limiti di budget, preferiscono adottare soluzioni accomodanti ma lesive della qualità del servizio scolastico.
In questo quadro si inserisce poi il ruolo dei referenti inclusione che, spesso, si trovano isolati e privi del sostegno necessario dalle autorità superiori. La mancata valorizzazione della funzione di supporto, coordinamento e consulenza dei docenti specializzati rappresenta una ulteriore perdita per tutto il sistema.
Proposte e soluzioni per un cambiamento reale
Cambiare rotta non è impossibile, ma richiede una visione sistemica e interventi concreti e mirati. Ecco alcune proposte emerse dal confronto con esperti, associazioni di categoria, sindacati e recenti studi di settore:
- Potenziamento dell’organico: garantire che il numero dei docenti curricolari sia adeguato, evitando così la necessità di ricorrere ai docenti di sostegno per le supplenze.
- Formazione obbligatoria e continua: tutti i docenti (non solo quelli di sostegno) devono partecipare a percorsi di formazione comuni su tematiche dell’inclusione e della gestione delle emergenze.
- Istituzione di squadre multidisciplinari di supporto: rafforzare la collaborazione tra insegnanti, operatori sanitari, psicologi ed educatori, con verifiche periodiche per monitorare il benessere degli alunni e la qualità dell’intervento.
- Sanzioni per comportamenti illegittimi: prevedere procedure snelle per la segnalazione e la soluzione dei casi di uso improprio e abusi verso docenti di sostegno.
- Coinvolgimento attivo delle famiglie: valorizzare la partecipazione delle famiglie nella definizione dei percorsi personalizzati e nella valutazione della qualità del servizio.
- Valorizzazione della funzione del docente di sostegno: riconoscere il ruolo strategico di questi insegnanti attraverso adeguati incentivi, strumenti di tutela e percorsi di carriera chiari.
Sintesi e riflessioni conclusive
L’immagine dell’inclusione scolastica in Italia, pur veicolando valori condivisibili di pari opportunità e partecipazione, risulta spesso contraddetta da pratiche illegittime e da abusi che colpiscono proprio la categoria professionale chiamata a garantire l’effettivo diritto all’educazione degli alunni più fragili.
I dati dell’Istat e le molteplici segnalazioni provenienti da scuole, sindacati, e centri di ricerca, evidenziano un quadro allarmante: docenti di sostegno impiegati in supplenze ordinarie, lasciati soli a gestire classi complesse, o soggetti a soprusi e discriminazioni. Questo scenario, se lasciato irrisolto, rischia di minare alle fondamenta l’efficacia dell’inclusione scolastica in Italia.
Le soluzioni esistono, ma richiedono volontà politica, impegno gestionale e, soprattutto, un cambio di mentalità culturale. Occorre investire seriamente nella formazione, garantire organici adeguati, attuare controlli rigorosi e valorizzare le professionalità dei docenti di sostegno. Solo così sarà possibile dare piena attuazione ai principi di uguaglianza e diritto allo studio sanciti dalla Costituzione italiana.
La scuola ha il compito non solo di accogliere tutti, ma di dare a ciascuno gli strumenti per sviluppare al meglio le proprie potenzialità, senza compromessi o scorciatoie organizzative. Quanto avviene oggi nei confronti dei docenti di sostegno rappresenta una sfida che non possiamo più permetterci di ignorare.