Collaboratori del preside: mansioni cruciali, pochi riconoscimenti
Indice
- Introduzione
- Il ruolo del collaboratore del preside nella scuola italiana
- Responsabilità e attività quotidiane
- Report Ancodis: dati e riflessioni su carichi e compensi
- L’esonero spesso assente: un privilegio per pochi
- Compenso, carriera e riconoscimento economico
- Le richieste della categoria e le prospettive per il futuro
- Conclusioni e sintesi finale
Introduzione
Nel complesso panorama scolastico italiano, una figura professionale di cruciale importanza resta troppo spesso nell’ombra: il collaboratore del preside. Recentemente, un report stilato da *Ancodis* (Associazione Nazionale Collaboratori Dirigenti Scolastici) ha portato alla luce le numerose difficoltà che questo ruolo comporta, evidenziando come, a fronte di responsabilità crescenti e carichi di lavoro importanti, il riconoscimento economico e professionale resti modesto. Le statistiche e le testimonianze raccolte delineano infatti un quadro poco lusinghiero sia in termini di stipendio che di possibilità di carriera per i collaboratori del dirigente scolastico. Questo articolo analizza in dettaglio i dati emersi dal report, ricostruendo le dinamiche di una professione spesso definita "ingrata" dagli stessi protagonisti.
Il ruolo del collaboratore del preside nella scuola italiana
Sebbene la figura del collaboratore del dirigente scolastico sia, formalmente, una delle colonne portanti dell’organizzazione scolastica, la sua definizione all’interno delle scuole statali italiane resta spesso sfumata. Il collaboratore, a seconda dei contesti e delle dimensioni degli istituti, ricopre funzioni molto diverse: dall’assistenza nella gestione quotidiana della scuola fino al coordinamento delle emergenze e delle attività straordinarie. L’incarico viene generalmente affidato a personale docente esperto, scelto dal dirigente tra le risorse più affidabili, e assume una valenza fondamentale sia per la gestione amministrativa che educativa dell’istituto.
Oggi il “lavoro collaboratore scolastico” comporta svariate attività: monitoraggio delle presenze, cura delle relazioni tra i docenti, gestione dei rapporti con le famiglie, supervisione della sicurezza negli ambienti scolastici e sostituzione del preside in caso di assenza. Tutto questo, però, senza una struttura normativa chiara che garantisca armonizzazione delle mansioni e, soprattutto, una remunerazione dignitosa adeguata ai compiti svolti.
Responsabilità e attività quotidiane
Approfondendo le responsabilità collaborate dal preside, emerge subito come siano ben superiori a quanto possa suggerire un compenso di poche decine di euro aggiuntive rispetto allo stipendio base. La giornata di un collaboratore del dirigente scolastico comincia ben prima dell’ingresso degli studenti e termina dopo la chiusura dei cancelli, abbracciando compiti di coordinamento organizzativo, controllo sugli adempimenti burocratici, assistenza nella risoluzione dei conflitti tra personale e famiglie e gestione degli imprevisti – dall’assenza improvvisa di un docente, alle criticità di sicurezza, fino a problemi logistici vari.
Ma il collaboratore si trova anche a sostituire il preside in sua assenza, sostenendo da solo la responsabilità di tutto quanto accade nell’istituto: dalle questioni disciplinari fino alle emergenze sanitarie. Una mole di incombenze che, come sottolineato nel recente *Ancodis report collaboratori*, non trova riscontro né nella gratificazione economica, né in un accesso privilegiato a percorsi di carriera.
Report Ancodis: dati e riflessioni su carichi e compensi
La pubblicazione del report firmato Ancodis ha avuto l’impatto di un sasso nello stagno, portando alla luce dati statistici che ben raccontano la crescente insoddisfazione della categoria. Secondo l’indagine, il 51,1% dei collaboratori ha svolto la propria attività senza godere dell’esonero dall’insegnamento: ovvero, oltre la metà continua a insegnare a tempo pieno, dovendo allo stesso tempo occuparsi delle mansioni aggiuntive come collaboratore.
Un aspetto particolarmente critico, sottolineato dagli intervistati, è quello stipendiale: il 92,6% dei collaboratori considera il compenso "non congruo" rispetto ai carichi di lavoro. Va infatti ricordato che lo stipendio aggiuntivo rispetto a un normale insegnante ammonta mediamente a cento euro al mese, una cifra ritenuta unanimemente offensiva per le responsabilità ricoperte. È inoltre degno di nota che il 70,7% dei collaboratori abbia dichiarato un incremento significativo dei propri compiti negli ultimi anni, senza che a questo aumento sia corrisposto un adeguamento delle retribuzioni.
Non meno eloquente è il fatto che ben il 42,5% degli intervistati chieda un aumento di almeno il 50% rispetto al compenso attuale, segnale di una diffusa insoddisfazione economica e di una percezione di sotto-riconoscimento che rischia di avere ricadute sulla motivazione.
La lettura congiunta di questi dati suggerisce che la figura del collaboratore sia ormai centrale nelle scuole italiane, ma ancora priva di una valorizzazione adatta al ruolo strategico ricoperto.
L’esonero spesso assente: un privilegio per pochi
Nel contesto normativo attuale, la possibilità di avere l’esonero – ossia di essere esentati dall’insegnamento per occuparsi a tempo pieno delle mansioni di collaboratore del preside – è riservata a poche scuole, generalmente di grandi dimensioni o con più plessi. Il report Ancodis rivela che oltre la metà dei collaboratori (il già citato 51,1%) lavora senza alcun esonero e dunque si trova a dover conciliare le incombenze ordinarie e straordinarie con la regolare attività didattica.
Questo elemento genera una doppia fonte di stress: da un lato aumenta la pressione sul collaboratore, dall’altro impedisce che le responsabilità vengano affrontate con la dovuta attenzione ed energia, a danno spesso della qualità del servizio scolastico. Non di rado, infatti, le attività amministrative e gestionali competono con le esigenze della didattica, finendo per sovrapporsi e generare una routine lavorativa insostenibile.
La mancanza di esonero mette inoltre in discussione la validità stessa della figura del collaboratore, che rischia di essere percepita più come un’aggiunta occasionale che come una funzione stabile su cui costruire processi organizzativi efficienti e sicuri.
Compenso, carriera e riconoscimento economico
Uno dei dati più rilevanti emersi dall’analisi Ancodis riguarda il riconoscimento economico scuola destinato ai collaboratori. Come già accennato, il cosiddetto "stipendio collaboratore preside" si traduce, nella stragrande maggioranza dei casi, in un semplice aumento forfettario nella retribuzione annua di appena 100 euro al mese. Una somma che non solo appare distante dalle reali esigenze, ma che pone la figura in uno stato di sostanziale invisibilità economica rispetto alle responsabilità richieste.
Il report sottolinea inoltre come "compenso collaboratore scuola" e "carriera collaboratore scolastico" costituiscano un binomio quasi inesistente: il collaboratore, infatti, non gode di percorsi di avanzamento professionale agevolati, né di benefit aggiuntivi, e spesso si trova a delimitare la propria progressione a ciò che già faceva come insegnante.
Questo immobilismo penalizza in modo particolare i collaboratori più giovani o motivati, che vedono svanire la possibilità di costruire un percorso di crescita ancorato a risultati e meriti maturati sul campo. Il riconoscimento economico resta quindi uno dei nervi scoperti del sistema, non risolto da decenni di riforme autorizzative mai accompagnate da una reale volontà di premiare la professionalità.
Le richieste della categoria e le prospettive per il futuro
Davanti a questo scenario, è crescente la pressione da parte delle associazioni di categoria e dei sindacati per ottenere una revisione dello status dei collaboratori del preside. Ancodis, in particolare, ha fatto proprie le istanze di chi chiede di uniformare verso l’alto gli stipendi, rendere sistematico l’esonero dal servizio d’insegnamento per i collaboratori principali delle scuole e rendere finalmente trasparenti e meritocratici i percorsi di carriera collaboratore scolastico.
Il dialogo con il Ministero dell’Istruzione sembra essersi intensificato negli ultimi mesi, anche alla luce delle difficoltà organizzative emerse nelle grandi scuole durante la pandemia e la ripresa delle attività in presenza. Le richieste più frequenti raccolte da Ancodis e riportate nel report possono essere sintetizzate come segue:
- aumento del premio economico mensile per equipararlo agli oneri sostenuti,
- generalizzazione dell’esonero almeno per i collaboratori di istituti complessi o multidirezionali,
- valorizzazione dell’esperienza maturata come titolo valido in future progressioni di carriera,
- formazione costante e accesso a percorsi di aggiornamento specifici sulle responsabilità proprie della funzione,
- riconoscimento a livello contrattuale della figura, che passi da un incarico de facto a una mansione titolata e garantita.
Sul piano politico, le discussioni sono ancora in corso e faticano a produrre risultati concreti. Tuttavia, la consapevolezza diffusa del ruolo chiave svolto dai collaboratori del preside potrebbe finalmente ribaltare il paradigma attuale e rendere questa funzione più attraente e sostenibile.
Conclusioni e sintesi finale
In sintesi, il report Ancodis ha messo a nudo tutte le difficoltà collaboratore del preside che ogni giorno si trova a gestire l’infrastruttura umana e amministrativa delle scuole italiane. Dal sovraccarico di lavoro al mancato riconoscimento economico scuola, dalla difficoltà di ottenere l’esonero collaboratori preside fino all’assenza cronica di una carriera collaboratore scolastico dignitosa, i nodi sono ormai noti e pressanti.
La sfida che si apre ora davanti al mondo della scuola non riguarda più solo la "gestione dell’emergenza", ma una riforma strutturale delle condizioni lavorative e retributive. Dare ai collaboratori del dirigente scolastico condizioni adeguate di lavoro e remunerazione significa non solo premiare la dedizione e la professionalità di chi già opera nell’ombra, ma investire su un modello scolastico più moderno, efficiente e capace di rispondere alle sfide del futuro.
Nel frattempo, il lavoro ingrato del collaboratore del preside continua: tante attività, zero carriera, modesto stipendio aggiuntivo e, fin troppo spesso, nessun esonero. Un mosaico di impegno e professionalità che meriterebbe ben altra considerazione e che oggi torna prepotentemente al centro del dibattito sulla scuola, in un’Italia che vuole davvero ripartire dall’istruzione.