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La Crosta Terrestre ai Campi Flegrei: Scoperta una Fragilità che Cambia la Nostra Comprensione del Vulcanismo
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La Crosta Terrestre ai Campi Flegrei: Scoperta una Fragilità che Cambia la Nostra Comprensione del Vulcanismo

Una ricerca dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia svela una zona debole e porosa tra 3 e 4 chilometri di profondità, spiegando sollevamento del suolo e attività sismica ai Campi Flegrei

Introduzione: Un nuovo sguardo sotto i Campi Flegrei

I Campi Flegrei rappresentano una delle aree vulcaniche più complesse e sorvegliate d’Europa. Situati a pochi chilometri da Napoli, sono da anni oggetto di studi approfonditi per la loro storia eruttiva e il potenziale rischio associato al vulcanismo attivo. Recentemente, una ricerca guidata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha rivelato un aspetto fino ad oggi poco esplorato: la crosta terrestre sotto i Campi Flegrei presenta una debolezza e una porosità superiori al normale proprio a profondità strategiche, caratterizzando un quadro geologico inedito.

Questa importante scoperta aggiunge un tassello fondamentale alla comprensione dei meccanismi che regolano il sollevamento del suolo e l’attività sismica nell’area flegrea, rappresentando un punto di svolta sia per la ricerca geologica sia per la gestione del rischio vulcanico. In questo articolo, analizzeremo in maniera approfondita i dettagli della scoperta, le sue conseguenze e gli scenari futuri che si aprono nel panorama della ricerca geologica ai Campi Flegrei.

Dettagli della scoperta: lo strato debole e le sue implicazioni

Secondo quanto emerso dallo studio pubblicato l'8 maggio 2025, la crosta terrestre sotto i Campi Flegrei è più debole del normale. Questo significa che, tra i 3 e i 4 chilometri di profondità, esiste una zona caratterizzata da una maggiore porosità e permeabilità, che si traduce in una struttura meno compatta e coesa rispetto alla media delle croste terrestri simili. Questo particolare strato non solo si distingue per le sue proprietà fisiche, ma risulta anche molto significativo dal punto di vista vulcanologico.

Tra le scoperte principali si segnala l’individuazione di una soglia di transizione a circa 2,5-2,7 chilometri di profondità: oltre questo valore, il comportamento dei materiali crostali cambia drasticamente, favorendo l'accumulo e la migrazione di fluidi magmatici verso la superficie. In altre parole, questa transizione rappresenta un confine cruciale oltre il quale le rocce diventano più soggette a deformazione e al passaggio di fluidi caldi, aumentando il rischio di fenomeni come il sollevamento del suolo e la comparsa di terremoti volcano-tettonici.

Questa nuova interpretazione della struttura crostale dei Campi Flegrei è stata ottenuta grazie a dati multiparametrici raccolti nel corso di lunghi anni di monitoraggio sismico, gravimetrico e geofisico. I risultati mettono in luce come la presenza di questa zona debole sia probabilmente correlata ai numerosi episodi di bradisismo osservati storicamente nell’area, ossia quei lenti sollevamenti e abbassamenti del suolo che hanno scandito la storia recente dei Campi Flegrei.

Sollevamento del suolo e attività sismica: un legame svelato

Uno dei temi più dibattuti nell’ambito del vulcanismo flegreo è rappresentato dalla causa dei ricorrenti sollevamenti del suolo. Conoscere le dinamiche che portano a questi fenomeni è fondamentale anche nell’ottica della tutela della popolazione e della pianificazione urbana delle aree circostanti. La nuova scoperta spiega come la particolare porosità e permeabilità della crosta terrestre ai Campi Flegrei favorisca un accumulo più rapido e abbondante di fluidi magmatici e idrotermali sotto la caldera.

In queste condizioni, la pressione esercitata dai fluidi si trasmette facilmente attraverso lo strato debole, determinando così un innalzamento del suolo. Questo fenomeno, noto come bradisismo positivo, può raggiungere valori anche significativi nel giro di pochi anni, con tutte le conseguenze che ne derivano in termini di sicurezza degli insediamenti umani e infrastrutture.

Accanto al sollevamento del suolo, anche l’attività sismica dei Campi Flegrei trova una spiegazione più dettagliata: rocce più porose e permeabili facilitano le variazioni di pressione all’interno del sistema, inducendo frequentemente micro terremoti o eventi sismici più marcati. Questo chiarisce anche perché l’area si presenti come una delle più monitorate d’Europa. Gli ultimi decenni hanno visto un’intensificazione sia del controllo strumentale sia degli studi multidisciplinari, volti proprio a decifrare il comportamento del vulcano su basi scientifiche solide e aggiornate.

La metodologia della ricerca e il ruolo dell’INGV

Lo studio dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia si è basato sull’integrazione di dati sismici, gravimetrici e geochimici, utilizzando le più avanzate tecniche di indagine geofisica. In particolare, il progetto ha fatto ampio uso di:

  • Sismicità locale e regionale: analisi degli eventi sismici dal 1984 ad oggi
  • Rilievi gravimetrici: misurazioni delle variazioni del campo gravitazionale per identificare le disomogeneità nella crosta
  • Tomografia sismica: ricostruzione tridimensionale delle caratteristiche interne della caldera
  • Campionamenti geochimici: studio delle emissioni di gas e dei fluidi fumarolici
  • Modellazione numerica: simulazioni dei processi di accumulo e migrazione di fluidi magmatici

L’INGV ha coordinato un team multidisciplinare composto da geofisici, vulcanologi, ingegneri e modellisti numerici, in collaborazione con partner internazionali e università italiane. I risultati, pubblicati sulle principali riviste scientifiche di settore, sono stati sottoposti a peer review che ne hanno certificato la qualità e robustezza scientifica.

La scoperta della transizione profonda nella crosta terrestre dei Campi Flegrei è il risultato di una stretta sinergia tra tecniche d’indagine innovative e un monitoraggio costante, che ha permesso di costruire un modello realistico della geodinamica dell’area. Gli specialisti sottolineano che la ricerca geologica ai Campi Flegrei si trova, oggi, davanti a una svolta rispetto alle precedenti interpretazioni, aprendo nuovi scenari sia per gli studiosi sia per la Protezione Civile.

Un esempio di dati innovativi

Tra le tecniche usate, la combinazione di tomografia sismica e rilievi gravimetrici si è rivelata particolarmente vincente. Attraverso la propagazione delle onde sismiche in profondità, i ricercatori hanno potuto identificare segnali coerenti con la presenza di un materiale più permeabile e meno denso tra i 3 e 4 chilometri, confermando i sospetti derivanti da modelli meno dettagliati del passato.

Conseguenze per il monitoraggio e la sicurezza

La scoperta della presenza di uno strato debole e poroso nella crosta dei Campi Flegrei non è solo rilevante dal punto di vista teorico, ma pone nuove sfide e opportunità anche per la gestione pratica del territorio. Il monitoraggio continuo dell’area, già avanzato grazie alla rete dell’INGV, viene ora arricchito da una conoscenza più precisa delle cause che sottendono le variazioni osservate a livello del suolo e nella sismicità locale.

Sicurezza e pianificazione urbana

  • Migliore previsione delle crisi bradisismiche: conoscendo la profondità e l’estensione dello strato debole, si possono impostare modelli predittivi più affidabili.
  • Ottimizzazione delle reti di monitoraggio: le nuove informazioni suggeriscono dove installare sensori più sensibili e quali parametri fisici siano più indicativi.
  • Pianificazione integrata: la consapevolezza della fragilità crostale impone di valutare con attenzione la localizzazione di nuove infrastrutture, in accordo con le autorità locali e la Protezione Civile.
  • Comunicazione verso la popolazione: aggiornare la cittadinanza sui progressi della ricerca e sulle conseguenze pratiche rappresenta un aspetto cruciale, anche per la gestione dell’emergenza e la riduzione del panico in caso di eventi eccezionali.

L’informazione costante e dettagliata, oltre a favorire una migliore consapevolezza del rischio vulcanico, diventa dunque parte integrante delle strategie di prevenzione e sicurezza.

Rischi potenziali e gestione delle emergenze

Sebbene la scoperta di una maggiore debolezza della crosta terrestre ai Campi Flegrei non implichi necessariamente una imminente escalation del rischio eruttivo, essa richiede l’adozione di protocolli aggiornati per la gestione delle emergenze. Le autorità sono già impegnate, infatti, in simulazioni periodiche e nell’aggiornamento costante dei piani di evacuazione e di informazione pubblica.

Sintesi finale

La recente scoperta dello strato debole nella crosta terrestre sotto i Campi Flegrei rappresenta un punto di svolta nella comprensione delle dinamiche vulcaniche e sismiche dell’area. Grazie all’impegno dell’INGV, oggi conosciamo meglio le cause alla base både del bradisismo sia dell’attività sismica che caratterizzano la caldera.

Questa fragilità particolare della crosta, posta tra i 3 e 4 chilometri di profondità e segnalata da una transizione a circa 2,5-2,7 chilometri, apre nuovi scenari per la ricerca e per la gestione della sicurezza di milioni di cittadini che vivono nel territorio flegreo e napoletano. L’integrazione tra monitoraggio avanzato e pianificazione urbana rappresentano la chiave per affrontare con lungimiranza e competenza le sfide di un vulcano tra i più sorvegliati e studiati al mondo.

La consapevolezza scientifica, unita a una comunicazione chiara e tempestiva, resta il migliore strumento per vivere in modo sicuro accanto a realtà geologiche complesse come quella dei Campi Flegrei. Come confermano le parole dei ricercatori, sarà fondamentale investire ancora in ricerca geologica, formazione e monitoraggio nei prossimi anni, affinché i progressi della scienza possano sempre tradursi in una migliore qualità della vita.

Pubblicato il: 8 maggio 2025 alle ore 08:12

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