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Precari del CNR in Protesta: Valigie e Scadenze per Chiedere Stabilizzazione e Sicurezza
Lavoro

Precari del CNR in Protesta: Valigie e Scadenze per Chiedere Stabilizzazione e Sicurezza

Disponibile in formato audio

Manifestazioni e flashmob a Roma e in Italia: il personale precario del Consiglio Nazionale delle Ricerche chiede rinnovi contrattuali e chiarezza nella governance dell’ente

Introduzione: Flashmob, Valigie e Precariato al CNR

Il precariato CNR è tornato al centro della discussione pubblica in Italia grazie al flashmob organizzato dal personale precario dell’ente. Con valigie e orologi simbolici a evidenziare le imminenti "scadenze" dei contratti, centinaia di ricercatori, tecnici e amministrativi hanno manifestato a Roma e in altre sedi italiane del Consiglio Nazionale delle Ricerche. La scelta delle valigie come simbolo della protesta richiama la precarietà quotidiana con cui si confrontano da anni: la sensazione costante di dover "lasciare tutto" di fronte all’incertezza occupazionale.

La manifestazione, oltre a essere un grido d’allarme verso le istituzioni, punta i riflettori su un sistema che negli ultimi anni ha fatto largo uso di contratti a termine nella pubblica amministrazione e soprattutto negli enti di ricerca. Il CNR si trova ora a un bivio: ascoltare le richieste della sua forza lavoro più fragile o rischiare una fuga di competenze e talento.

Il contesto del precariato negli enti di ricerca italiani

Il tema del lavoro precario negli enti ricerca è cronico in Italia. Secondo le stime sindacali e i dati emersi nelle ultime settimane, circa un terzo del personale attivo nel Consiglio Nazionale delle Ricerche si trova in condizioni di precariato, con contratti che vengono rinnovati all’ultimo istante, creando instabilità personale e familiare.

Il fenomeno non riguarda solamente il CNR: università, istituti scientifici e enti pubblici di ricerca adottano da decenni pratiche di impiego temporaneo, spesso finanziate da progetti a termine o fondi esterni. Questa filosofia, se da un lato cerca di dare flessibilità ai programmi, dall’altro mina la serenità dei lavoratori e rischia di compromettere la qualità stessa della ricerca.

Il flashmob dei lavoratori precari CNR a Roma e in Italia

A Roma, nel cuore dell’apparato scientifico italiano, e in altre sedi nazionali del CNR, i lavoratori hanno organizzato un flashmob CNR Roma che ha catturato l’attenzione dei media e della politica. Le immagini dei manifestanti con valigie in mano e fogli riportanti le date di scadenza dei loro contratti hanno fatto il giro delle redazioni, rappresentando efficacemente la drammaticità della situazione in cui versano centinaia di dipendenti.

Durante l’evento, i manifestanti hanno utilizzato slogan e cartelli per chiedere maggiore attenzione alla loro vertenza e richiedere un’immediata stabilizzazione. «Siamo la spina dorsale della ricerca italiana, ma rischiamo ogni giorno il licenziamento», si leggeva su alcuni striscioni.

Le richieste: fondi e stabilizzazione per i precari CNR

Le richieste avanzate durante la manifestazione lavoratori CNR sono chiare: lo stanziamento di fondi specifici per la stabilizzazione dei precari, il rinnovo immediato dei contratti a termine in scadenza e l’introduzione di norme che consentano percorsi di consolidamento lavorativo per chi da anni contribuisce all’eccellenza della ricerca italiana.

In particolare, viene sottolineata la necessità di interrompere la prassi del rinnovo "a singhiozzo" e della perpetuazione del precariato mediante contratti sempre più brevi. Non si chiede solo sicurezza individuale, ma una strategia nazionale per la valorizzazione delle figure che operano nella scienza e nella tecnologia.

L’assenza di governance e le criticità del CNR

Uno degli elementi più critici emersi durante la protesta riguarda l’assenza di una chiara governance CNR. Attualmente, infatti, il Consiglio di Amministrazione dell’ente è incompleto e in parte scaduto: i membri dovrebbero essere rinnovati, ma la situazione di stallo ha bloccato molte decisioni strategiche, inclusa quella riferita alla stabilizzazione del personale.

Questa assenza di governance è stata duramente criticata dagli stessi lavoratori, che denunciano un clima di incertezza decisionale e di mancanza di dialogo col vertice amministrativo. La domanda che si fanno in molti è: come può un ente di tale importanza affrontare le proprie sfide senza una guida stabile e autorevole?

I numeri del precariato al CNR: una problematica diffusa

I dati emersi dal flashmob e dagli interventi sindacali non lasciano spazio a dubbi: si parla di circa un terzo del personale CNR in regime di precariato, pari a centinaia di persone tra ricercatori, tecnologi, tecnici e amministrativi. Questa situazione non solo rappresenta un’anomalia nel panorama europeo, ma mina anche la capacità di programmazione a medio e lungo termine delle strutture scientifiche italiane.

Alcuni istituti denunciano la presenza di precari con oltre dieci anni di servizio alle spalle, assunti di volta in volta con contratti a termine CNR sempre rinnovati senza prospettive stabili.

Le conseguenze del continuo rinnovo dei contratti a termine

Il precariato CNR comporta una serie di effetti deleteri sia sul piano individuale che collettivo. Da un lato, i lavoratori che si vedono costretti a rinnovare frequentemente la propria posizione non potranno mai affrontare con serenità scelte di vita fondamentali: formazione, famiglia, investimento personale. Dall’altro, l’ente stesso rischia di disperdere competenze e know-how accumulati con fatica in anni di lavoro.

*Ecco alcune conseguenze dirette del precariato strutturale:*

  • Impossibilità di richiedere finanziamenti personali e mutui
  • Incertezza nel pianificare una carriera
  • Rischio di fuga di cervelli verso settori privati o estero
  • Senso di insicurezza diffusa nel personale
  • Difficoltà nel garantire la continuità dei progetti di ricerca

Diritti dei lavoratori e richieste di tutela

Alla base della protesta c’è la questione dei diritti dei precari CNR. La Costituzione italiana garantisce il diritto al lavoro stabile e dignitoso, ma la realtà spesso tradisce questo principio: decine di lavoratori, con elevate competenze, restano prigionieri di un contesto lavorativo frammentato, nel quale le tutele sindacali si scontrano con vincoli di bilancio e logiche di temporaneità.

Le principali richieste dei manifestanti si concentrano su tre punti:

  1. Stabilizzazione effettiva del personale precario mediante concorsi o percorsi riservati.
  2. Trasparenza sulle assunzioni e i criteri di rinnovo.
  3. Piani di assunzione pluriennali in grado di ridurre in modo progressivo l’incidenza del precariato nell’ente.

La risposta delle istituzioni: quali prospettive?

A fronte delle reiterate manifestazioni e richieste, la risposta istituzionale è finora stata giudicata insoddisfacente dai sindacati e dal personale stesso. Nel corso degli anni sono stati varati provvedimenti spot per tentare di arginare il problema, in particolare durante il periodo dei blocchi assunzionali imposti dalla crisi finanziaria globale.

Solo pochi eletti sono riusciti a ottenere la tanto agognata stabilizzazione, mentre la maggior parte si ritrova a ripetere anno dopo anno le stesse richieste nell’attesa di una riforma strutturale. Il timore condiviso è che, senza una decisa assunzione di responsabilità politica, la questione rimanga irrisolta ancora a lungo.

Il tema del lavoro precario nella ricerca italiana

Il caso del CNR è solo la punta dell’iceberg nel più ampio scenario del lavoro precario negli enti ricerca italiani. Già a partire dal 2000, numerose riforme hanno tentato di affrontare il tema delle cosiddette "code del precariato", spesso con soluzioni parziali o temporanee.

Molti ricercatori italiani, malgrado curriculum eccellenti, non riescono a progettare un futuro in Italia a causa dell’incertezza e dei continui rinnovi. Questo fenomeno rappresenta uno dei principali motivi alla base della fuga all’estero delle nuove generazioni di scienziati e tecnologi.

Le ripercussioni sulla qualità della ricerca scientifica

Il precariato CNR non danneggia soltanto le singole persone, ma anche l’intero sistema di ricerca italiano. Progetti di lunga durata richiedono continuità e stabilità. L’alternanza continua di figure professionali compromette la qualità dei dati, la solidità delle collaborazioni e la capacità di attrarre fondi internazionali.

La presenza di precariato strutturale rischia di disincentivare investimenti industriali e partnership strategiche, riducendo l’autorevolezza della ricerca italiana sui tavoli europei e mondiali.

Esperienze e testimonianze dirette dai precari CNR

Durante la manifestazione, molte sono state le voci dei dipendenti precari che hanno raccontato le proprie storie. C’è chi parla di un "limbo lavorativo che dura da dieci anni", chi di "progetti lasciati a metà", e chi ancora di "impossibilità di mettere radici personali, costretti ogni due anni a cambiare città o settore di ricerca". Queste testimonianze danno volto e corpo al termine "precari CNR valigia", rendendo evidente il carico umano che si cela dietro ai numeri.

Soluzioni possibili e proposte future

Gli esperti indicano alcune soluzioni praticabili:

  • Destinazione di fondi dedicati per la stabilizzazione dei lavoratori precari
  • Semplificazione delle procedure di stabilizzazione personale CNR
  • Introduzione di nuovi criteri di valutazione nei concorsi pubblici, che riconoscano il servizio svolto negli anni precedenti
  • Programmazione di assunzioni pluriennali e piani anti-turnover
  • Dialogo costante tra governance CNR, sindacati e Ministero competente

Queste proposte, se attuate, potrebbero non solo migliorare la situazione dei precari CNR ma anche rafforzare l’intero sistema-Paese.

Sintesi e conclusioni

La protesta dipendenti CNR con valigie e scadenze è solo l’ultimo capitolo di una vertenza che da anni coinvolge migliaia di persone nella ricerca pubblica italiana. Senza soluzioni strutturali, il rischio è quello di impoverire un settore strategico per lo sviluppo del Paese.

Il flashmob di Roma e delle sedi CNR italiane rappresenta un campanello d’allarme che non può essere ignorato. Una gestione più equa e lungimirante del personale, insieme a una governance chiara e a risorse adeguate, sono condizioni indispensabili per preservare i talenti della scienza italiana e assicurare al Paese una crescita fondata sull’innovazione e la conoscenza.

Pubblicato il: 20 maggio 2025 alle ore 12:41

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