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Licenziamento per Fumo Vietato: La Cassazione Sottolinea la Responsabilità del Lavoratore
Lavoro

Licenziamento per Fumo Vietato: La Cassazione Sottolinea la Responsabilità del Lavoratore

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La Corte di Cassazione, con la sentenza 7826/2025, ha confermato che la tolleranza del datore di lavoro non giustifica condotte illegittime del dipendente. Anche in assenza di sanzioni precedenti, è legittimo il licenziamento per giusta causa. L’errore incolpevole resta l’unico limite alla responsabilità disciplinare nel rispetto delle norme aziendali e del D.lgs. 23/2015.

Licenziamento per Condotta Illegittima: la Tolleranza del Datore non Giustifica il Dipendente – Sentenza Cassazione 7826/2025

La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7826 del 24 marzo 2025, ha sancito un principio chiave in materia di diritto del lavoro: la semplice tolleranza del datore di lavoro verso comportamenti illeciti non esclude la possibilità di licenziamento disciplinare del dipendente. Anche se un comportamento scorretto è stato accettato per un certo periodo, ciò non ne legittima la prosecuzione né impedisce sanzioni.

Il Caso: Violazione del Divieto di Fumo e Licenziamento

Un dipendente di una società operante in ambito aeroportuale è stato licenziato per aver fumato in una zona ad accesso ristretto e sottoposta a rigide norme di sicurezza. Il lavoratore ha giustificato il proprio comportamento affermando che anche altri colleghi fumavano abitualmente in quell’area senza essere sanzionati e che mancavano cartelli di divieto.

In primo grado, la Corte d’Appello aveva accolto il ricorso del lavoratore, sostenendo che la tolleranza da parte dell’azienda avesse generato un ragionevole convincimento di liceità della condotta, e aveva disposto la reintegrazione.

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La Decisione della Cassazione: Tolleranza non Equivale a Liceità

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, chiarendo che la tolleranza aziendale non può considerarsi come una legittimazione implicita delle condotte illecite. L’antigiuridicità del comportamento rimane anche se il datore di lavoro, in precedenza, non ha preso provvedimenti. Per escludere la responsabilità disciplinare, è necessario che il lavoratore dimostri di essere incorso in un errore incolpevole, ovvero che, nonostante la massima diligenza, abbia ritenuto erroneamente lecita la condotta per cause a lui non imputabili.

Principi Giurisprudenziali Ribaditi

La pronuncia ribadisce concetti fondamentali per il diritto del lavoro:

Antigiuridicità della Condotta: La violazione di regole aziendali – come il divieto di fumo in specifiche aree – è da considerarsi sempre illecita, anche se in passato non sanzionata.Errore Incolpevole: L’unica attenuante riconosciuta è l’errore inevitabile, cioè una convinzione di liceità nata da elementi esterni al lavoratore, non superabile con l’ordinaria diligenza.Onere della Prova: È il dipendente a dover dimostrare che l’errore era incolpevole e che ha fatto quanto era nelle sue possibilità per rispettare le regole.

Implicazioni per il Rapporto di Lavoro

La sentenza ha importanti ricadute sui rapporti tra aziende e lavoratori:

Per i Datori di Lavoro: È fondamentale mantenere coerenza nell'applicazione delle regole e chiarire tempestivamente ogni eventuale violazione. Tuttavia, anche in presenza di tolleranza passata, è possibile procedere con sanzioni se vi è consapevolezza dell’illiceità da parte del lavoratore.Per i Lavoratori: È essenziale non dare per scontato che la prassi aziendale legittimi certi comportamenti. La mancanza di provvedimenti disciplinari in passato non implica una deroga alle regole. Il rispetto delle norme aziendali e l’attenzione al contesto restano imprescindibili.

Conclusioni

La Corte di Cassazione, con questa pronuncia, sottolinea come la responsabilità disciplinare non possa essere esclusa per il solo fatto che il comportamento scorretto sia stato tollerato. La tutela del vincolo fiduciario nel rapporto di lavoro, la chiarezza delle regole e la diligenza del lavoratore rappresentano cardini essenziali dell’ordinamento giuslavoristico. Una tolleranza, anche prolungata, non basta a trasformare un comportamento illecito in lecito: solo un errore realmente incolpevole può giustificare il lavoratore.

Pubblicato il: 23 aprile 2025 alle ore 07:08

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